Yoga:i quattro punti essenziali della pratica

Le asana (posizioni yoga) rappresentano l’aspetto più conosciuto del vasto spettro della pratica Yogica, al punto che il termine “praticare yoga” oggigiorno indica (in maniera non del tutto esatta) il “praticare le asana”.

“Asana” è una parola sanscrita che significa “sedersi”, “stabilirsi in una determinata posizione”. E’ importante tracciare una linea di confine tra la pratica delle asana e il puro esercizio ginnico.

I seguenti concetti aiuteranno il lettore a comprendere come seguendo alcuni principi yogici sia possibile ottenere, dalla pratica delle asana, i pieni benefici della pratica yogica.

1) “Sthira Sukam asanam” ovvero “posizione stabile e confortevole”

Patanjali nei Yoga Sutra (il testo fondamentale della filosofia yogica) da’ la seguente definizione di asana: “Sthira sukham asanam”, “ posizione stabile e confortevole”. E questo è uno dei punti fondamentali che il praticante di Yoga deve tener conto.

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Sthira si riferisce alla stabilità, allerta.

Sukham si riferisce al rilassamento, comodità.

Sthira e Sukam devono essere presenti in maniera bilanciata.

Sthira fa si che il corpo-mente dell’individuo sia attento e vigile.

Sukam fa si che il corpo-mente dell’individuo sia in uno stato di rilassamento. (Da ricordare che nello Yoga Corpo e Mente non sono considerate due entità separate ma aspetti, uno più denso e uno più sottile, dell’individuo).

Quando si pratica in questo modo la posizione yogica induce uno stato mentale calmo e attento, condizione necessaria per la meditazione.

 

2) Forma e Funzione dell’asana

A livello pratico è importante riconoscere questi due aspetti dell’asana.

Forma e Funzione

La forma è correlata al livello più grossolano, a come l’asana è vista dall’esterno.

La funzione si relaziona al livello più sottile e indica l’effetto dell’asana sul praticante, cosa è sperimentato durante un asana (sia a livello fisico sia a livello pranico o mentale).

Idealmente la funzione dovrebbe includere I concetti di sthira e sukham discussi in precedenza.

E’ fondamentale comprendere che la funzione è più importante della forma, se si da’ troppa importanza alla forma di un asana, si rischia di perdere la funzione, perdendo sthiram e sukham.

Quindi è fondamentale capire che non è importante come un asana appare nel suo aspetto esteriore, ma come il praticante “sente” l’asana. Ciò significa che dove necessita bisogna utilizzare modifiche e adattamenti all’asana per far si che la funzione dell’asana stessa sia attiva e che sthira e sukham siano presenti.

Per esempio Pashimottanasana (piegamento in avanti da seduti):

La forma ci indica che bisogna essere piegati in avanti, gambe dritte, con la testa tra le ginocchia e con le mani che afferrano gli alluci.

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La funzione è di produrre uno stiramento della parte posteriore del corpo. In tal modo è possibile usare una modifica della posizione così che un praticante con i tendini del ginocchio corti o contratti può comunque ottenere benefici da tale asana senza necessariamente eseguirla nella sua forma completa, che in tal caso condurrebbe o a una posizione dolorosa o peggio a un danno fisico.

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3) Respiro

Tutti sanno come sia importante il respiro nella pratica dello yoga.

Il respiro è il punto d’incontro tra il corpo e la mente.

Nell’Hatha Yoga Pradipika (un antico testo riguardante l’hatha yoga), è scritto al capitolo 2, verso 2:

“quando il respiro si agita anche la mente si agita, quando il respiro è stabile anche la mente è stabile”.

Nel famoso Yoga Sutra (capitolo 1, verso 31) Patanjali spiega le 4 ragioni responsabili di una mente instabile:

  1.  sofferenza/dolore
  2.  pensiero negativo
  3.  tremore, instabilità di una parte del corpo
  4.  respiro disturbato/irregolare

Non è necessario ricorrere alla antica saggezza per comprendere che lo stato mentale – emotivo è strettamente connesso al modo in cui respiriamo, basta osservare noi stessi nella vita quotidiana per riconoscere ciò.

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Quindi è importante nella pratica delle yogica delle asana, coltivare la consapevolezza del respiro, fare in modo che il respiro sia sincronizzato al movimento nell’entrare e uscire da una determinate asana.

Se il respiro è irregolare o forzato, significa che la nostra asana non è in linea con sukam e shtiram.

 

 

A tale scopo può essere utile l’utilizzo di ujjay durante la pratica delle asana, ujjay aiuta a focalizzare la mente sul respiro, è utile nell’estendere la durata dell’inalazione ed esalazione e può essere un punto di riferimento nel comprendere i nostri limiti e capacità, se non riusciamo a mantenere la stessa qualità di ujjay, significa che stiamo forzando il nostro corpo, portando la nostra pratica distante dai principi yogici.

4) Mindfulness- essere testimone di se stessi

Probabilmente questo è l’aspetto più importante dello yoga e seguendo ciò ci permette di andare in profondità nella pratica yogica. Qui ci muoviamo nell’aspetto meditativo della pratica.

Essere testimone di se stessi significa essere consapevoli senza essere coinvolti dall’osservazione.

Questa è la parte centrale, la chiave dell’aspetto pratico dello yoga. Essere testimone ci permette di spostare il nostro punto di vista verso il centro, l’essenza di noi stessi e da lì osservare.

Nello yoga incominciamo a osservare prima l’aspetto più grossolano di noi stessi: il corpo fisico. Poi ci muoviamo verso il respiro, che è la connessione con la nostra mente. A un livello più avanzato siamo capaci di osservare pensieri ed emozioni che sorgono nella mente durante le asana; in tal modo realizziamo che la nostra essenza va di là del corpo e della mente poiché diveniamo suoi osservatori.

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Durante tale processo osservativo dobbiamo essere completamente ricettivi, evitare di giudicare e analizzare e inoltre è necessaria una mente calma e allerta.

Tale “osservazione” muove la nostra pratica dall’aspetto fisico al mentale e oltre.

E’ possibile notare come questi quattro punti sono connessi l’uno con l’altro.

Durante la pratica adatto la forma dell’asana al mio corpo usando le necessarie modifiche in maniera tale che la funzione dell’asana sia presente e che la posizione sia stabile e confortevole. La posizione stabile e confortevole è riflessa nel respiro regolare e profondo che permette alla mia mente di essere rilassata e allerta permettendomi di osservare la connessione corpo-respiro-mente presente in quel momento particolare.

Seguendo questi quattro punti possiamo anche essere certi che la nostra pratica sia libera da incidenti o danni fisici, poiché la consapevolezza del corpo e la tendenza verso sukham e sthiram ci prevengono dall’eseguire posizioni o movimenti incorretti e pericolosi.

Quindi la prossima volta che stai per incominciare a praticare ricorda I seguenti punti:

  • 1) Posizione stabile e confortevole
  • 2) adatta l’asana alla tua struttura fisica (accetta il tuo corpo)
  • 3) Sii consapevole del tuo respiro
  • 4) sii il testimone di te stesso.

Andrea Barra