Yoga e ayurveda sgorgano dalla stessa sorgente filosofica: il Samkhya.
Entrambe viaggiano seguendo lo stesso percorso, anche se si prefiggono obiettivi differenti:
lo Yoga ha come scopo la realizzazione del Sé e l’ayurveda ha come scopo quello di ottenere la salute perfetta in tutti gli aspetti .
I cinque elementi
(pancha mahabutha)
Secondo il Samkhya l’intero universo e’ costituito dalla combinazione e permutazione di cinque elementi:
- Etere (spazio)
- Aria
- Fuoco
- Acqua
- Terra
E’ importante considerare tali elementi in maniera non convenzionale ma simbolica a tale scopo e’ utile considerarli nella seguente maniera:
Terra si riferisce alla materia allo stato solido.
Acqua si riferisce alla materia allo stato liquido.
Aria si riferisce alla materia allo stato gassoso.
Fuoco si riferisce all’energia che permette la permutazione da uno stato all’altro.
Etere si riferisce allo spazio, il contenitore, dove gli altri elementi interagiscono.
Questi cinque elementi si manifestano nell’individuo sotto forma di tre principi base chiamati Dosha.
Vata, correlato a etere e aria
Pitta, correlato a fuoco e acqua
Kapha, correlato ad acqua e terra
I dosha sono da considerarsi come “forze” che governano il corpo-mente dell’individuo.
Secondo l’ayurveda ogni individuo è “formato” da un miscuglio differente dei tre dosha, tale combinazione è chiamata Prakruti e sta a indicare la personale costituzione ayurvedica, in tale combinazione tutti e tre i dosha sono presenti anche de uno o piu’ sono predominanti.
Quindi esistono persone predominanti
- Vata
- Pitta
- Kapha
- Vata/Pitta o Pitta/Vata
- Vata/Kapha o Kapha/Vata
- Kapha/Pitta o Pitta/Kapha
- Vata/Pitta/Kapha ( che e’ piu raro)
Non bisogna credere che una combinazione sia migliore di un di una altra .
Lo scopo dell’ayurveda è mantenere l’equilibrio naturale della prakruti in maniera tale da far si che non ci siano sbilanciamenti dovuti all’aggravarsi di uno dei Dosha (di solito il predominante).
Per far ciò la pratica di asana, pranayama e meditazione può svolgere un ruolo importante.
E ancora più importante è comprendere che differenti tipi di pratiche hanno effetti differenti sui tre dosha.
Alcune tecniche possono innalzare Vata , altre Pitta ed altre Kapha, quindi per godere appieno ed a fondo dei benefici della pratica dello yoga bisognerebbe prendere in considerazione la Prakruti e la Vrikruti dell’individuo.
La prakruti, come abbiamo detto, si riferisce alla costituzione ayurvedica (quella con la quale nasciamo e con la quale moriremo), la vikruti si riferisce alla combinazione dei dosha allo stato attuale.
Se la prakruti e la vrikruti sono allo stesso livello, il soggetto è in equilibrio (ottima salute), se la vrikruti è differente dalla prakruti significa che c’e uno sbilanciamento che potrebbe anche manifestarsi sotto forma di malanno (che puo essere sia fisico sia mentale).
Mentre la maggior parte delle posizioni yoga sono adatte a tutti i dosha, ce ne sono alcune che sono migliori di altre ed alcune che bisognerebbe evitare ,ma ancora più importante e’ la modalità , la maniera con cui la posizione e’ eseguita.
Yoga per Vata
(dominati dall’aria, proni al movimento- necessitano di calma e “punti di appoggio”)
I tipi con Vata come dosha predominante, di solito hanno la tendenza a divenire rigidi a livello fisico, ciò di solito e’ dovuto alla debolezza delle ossa e delle giunture, per questo traggono beneficio da una pratica delle asana eseguita in maniera gentile.
Il modo con cui eseguono le posizioni dello yoga dovrebbe essere calmo, lento, stabile, fermo e riscaldante.
Ciò aiuta a bilanciare la loro tendenza ad divenire agitati e nervosi.
Il semplice atto di chiudere gli occhi durante l’asana può aiutarli a “radicarsi” ed a ridurre gli stimoli sensoriali ( di solito i tipi Vata tendono a muovere velocemente la loro attenzione da un punto all’altro in maniera confusa).
Le posizioni sedute, supine e prone (che favoriscono il contatto con la terra) li può aiutare a “radicarsi”a “posarsi” .
Le asana fatte in sequenza come il saluto al sole dovrebbe essere eseguito in maniera lenta focalizzandosi molto sulla sincronizzazione movimento- respiro.
Troppe ripetizioni del saluto al sole può aggravare vata ( vata e’ associato al movimento), quindi non bisognerebbe eccedere.
Dato che Vata nel corpo risiede all’altezza del basso ventre, la zona pelvica e l’intestino crasso, tutte le asana che agiscono sull’addome e la parte bassa della schiena sono benefiche.
Pashimottanasana (piegamento in avanti da seduto) shashankasana, dhanurasana ( arco) sono particolarmente utili per ridurre eccesso di vata.
Visto che vata ha la tendenza a provocare debolezza nelle giunture, bisogna fare attenzione nell’eseguire asana come sarvangasana (sulle spalle), ed halasana( aratro) che provoca forte pressione su alcune giunture, in tal caso potrebbe essere utile applicare modificazioni o adattamenti all’asana.
Gli individui dominati da Vata ottiengono grandi benefici dalla pratica dei pranayama , in particolare nadi shodhan- anulom vilom ( respirazione narici alternate), e brahmari per ridurre lo stress e calmare la mente.
Alla fine della pratica gli individui dominati da questo dosha hanno bisogno di un lungo rilassamento in shavasana.
Yoga nidra e differenti tecniche di meditazione sono ottimi per calmare eccesso di Vata e probabilmente sono i rimedi migliori per tale eccesso di dosha.
Tra gli Shatkarma dell’Hatha yoga ,basti e’ di certo il più appropriato per i disturbi provocati da Vata.
Yoga per Pitta
(dominati dal fuoco, calore , controbilanciati da rilassamento e abbandono)
Le persone con pitta predominante hanno bisogno di una pratica rinfrescante, rilassata, gentile e volta verso l’abbandono.
Non dovrebbero sforzarsi troppo e dovrebbero evitare di essere competitivi sia verso se stessi che verso gli altri (tali individui sono molto competitivi).
Devono inoltre essere attenti a non innalzare troppo la loro temperatura corporea e preferire le asana che aiutano a calmare la loro natura calda tendente alla rabbia o criticismo.
Pitta risiede nell’addome e intestino tenue (parte media del tronco), e le asana che danno beneficio a Pitta sono quelle che agiscono su quest’area.
Pitta, se sbilanciato tende a produrre acidita’ e problemi digestivi e tali asana sono utili a regolare il fuoco digestivo (Agni)
Ushtrasana (cammello), bhujangasana (cobra) e dhanurasana (arco) sono ottimi stiramenti addominali per Pitta.
Sirshasana (verticale sulla testa) invece aumenta il calore nella zona della testa e occhi e va ad aumentare alochaka pitta (un sottodosha di pitta che risiede in quella zona), quindi non e’ consigliato per pitta, puo’ comunque essere eseguito per poco tempo e magari controbilanciato da pratiche che diminuiscono il calore e raffreddino il corpo.
Pitta può comunque eseguire intense pratiche dinamiche che aumentano la temperatura corporea, ma dovrebbe bilanciarle con pranayama che rinfrescano il fisico come shitali, shitkali e la respirazione attraverso la narice sinistra.
Yoga per Kapha
(dominati da terrae acqua, letargia, hanno bisogno di energia , calore e stimolo)
Persone kapha dominanti sono prone a lento e pigro metabolismo e sono tendenzialmente di temperatura fredda, pesanti, lenti e rilassati e quindi traggono beneficio da una pratica che e’ stimolante, mossa, riscaldante, rafforzante ed energizzante.
Cio’ può aiutarli ad accelerare il loro metabolismo e infondergli energia e vigore.
Kapha è situato nel petto, gola e narici (parte alta del corpo) e di solito prende forma in eccesso di muchi e congestione in quell’area.
Ottimo per tali individui quindi l’esecuzione di asana che aprono e espandono la zona pettorale.
I tipi kapha dominanti traggono molto beneficio dalla pratica di asana eseguite in maniera dinamica come il saluto al sole, ciò li aiuta anche ad aumentare il calore interno ( ottimo per bilanciare la loro natura fredda) , in oltre il saluto al sole e’ una buona tecnica per la depressione ed obesità ( condizioni prodotte da eccesso di kapha)
Bhujangasan (cobra), Ushtrasana (cammello) , Chakrasan (cerchio) o Ardha Chakrasan (mezzo cerchio) sono ottime asana che espandono la zona del torace.
La maggior parte delle asana sono indicate per kapha escludendo quelle provocano troppa pressione sull’addome come dhanurasana (arco) che se mantenuta per lungo tempo può portare troppa pressione alle reni che di solito sono deboli nei soggetti dominati da tale dosha.
Pranayama energizzanti come kapalabhati, bastrika sono utilissimi poiché riscaldanti.
Agnisar e nauli anche sono ottime tecniche per ridurre kapha.
Gli individui Kapha non hanno bisogno di un lungo rilassamento in shavasana ma beneficiano molto dalla pratica meditativa perché può bilanciare la loro tendenza verso la depressione.
Nota bene: le pratiche appena descritte sono considerazioni generali per i differenti dosha ayurvedici. Le particolarità individuali dettate dalla struttura e condizioni fisica-mentale sono più importanti nell’assegnare la pratica all’individuo.
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