(A cura di Andrea Barra e David Barra)
Nell’immaginario collettivo occidentale, il termine “Tantra” tende ad evocare scenari erotici di una misteriosa sessualità orientale, tra avvenenti massaggiatrici esotiche e piccanti illustrazioni ispirate al Kamasutra. Tale equivoco purtroppo non è limitato all’astrazione del piano intellettivo, poiché “Tantra”, come ogni altro termine preso in prestito dalle dottrine hindù, in Occidente diviene inevitabilmente la colonna portante di una lunga serie di business elaborati sulla mistificazione e la banalizzazione di antichi percorsi iniziatici.
Basta digitare questa intrigante parola indiana su un qualsiasi motore di ricerca per ritrovarsi dinnanzi a centinaia di corsi di massaggio erotico indetti da sedicenti “maestri tantrici”, vendite di libri guida per “vivere il Tantra” nel sesso di coppia e nel sesso di gruppo, corsi accelerati per diventare “insegnanti di Tantra” e tanti altri prodotti creati di sana pianta dalla grande macchina di mercato dell’industria Occidentale.
Lo scopo di questo articolo non è quello di condannare le pratiche o i praticanti di questo moderno “neo-tantra” (lo chiameremo così) ma ci preme fare chiarezza sull’autenticità della dottrina tradizionale, tracciando una linea di confine tra ciò che è appartenente alla tradizione Tantrica (riferendoci in maniera più specifica al tantrismo Shaiva/Shakta) e ciò che sono le moderne reinterpretazioni New Age. A questo punto la domanda sorge spontanea ed è più che legittima: che cosa significa Tantra?
Tantra è un termine sanscrito e in linea generale potremmo dire che esistono tre differenti modalità per tradurlo e comprenderlo al meglio. La prima è la traduzione letterale, essa però va applicata a seconda del contesto. Se cerchiamo sul dizionario il vocabolo “Tantra” lo troviamo tradotto come sistema, teoria, scrittura, dottrina. Dunque la parola Tantra indica una scrittura che insegna un sistema di pratiche. Infatti, col termine Tantra si è soliti indicare specifiche scritture antiche. Esistono diversi Tantra (Scritti/sistemi) ed ognuno di essi ha la sua particolare metodologia. La seconda modalità di comprensione riguarda l’etimologia. Tantra deriva dalla radice verbale Tan = espandere, seguita dal suffisso strumentale Tra. Dunque dal punto di vista etimologico possiamo dire che Tantra vuol dire strumento per espandere (anche “telaio” in sanscrito si dice “tantra” in quanto assume la stessa funzione).
La terza modalità si chiama “Nirukta” ed è una particolare interpretazione etimologica. Nel Kāmikā-Agama ,un testo della Shaiva Siddhanta Sampradaya, troviamo la seguente definizione:
“Tanoti vipulan arthan tattvamantra-samanvitan Trananca kurute yasmat tantram ityabhidhyate.”
“E’ chiamato Tantra poiché elabora (Tan) la conoscenza di materie come Tattva (principii della realtà) e Mantra e perché ci salva (Tra) dal ciclo della sofferenza.”
In sintesi, quando parliamo di Tantra ci riferiamo, in linea generale, ad un sistema o metodo atto ad espandere la conoscenza della realtà al fine di salvare l’individuo dal ciclo delle sofferenze. Importante specificare che esistono svariati sistemi/Tantra, anche se e’ possibile notare che i vari sistemi utilizzano metodologie simili.
Avendo abbozzato una definizione di Tantra passiamo ora al suo derivato occidentale che definiamo neo-tantra, ossia la tendenza squisitamente moderna a reinterpretare in maniera superficiale e sensazionalistica alcuni elementi presi in prestito dal tantrismo hindù e buddhista, concentrando l’attenzione esclusivamente sull’elemento sessuale (che a onor del vero, nelle dottrine tradizionali rappresenta soltanto una componente minoritaria) mentre altri aspetti ben più rilevanti vengono del tutto ignorati.
Per distinguere il percorso Tantrico dalle mistificazioni del neo-tantra possiamo fare riferimento a cinque punti fondamentali:
1) La pratica Tantrica NON è basata sul sesso.
Tra i luoghi comuni occidentali più duri a morire vi è quello di interpretare il Tantrismo come una sorta di “yoga del sesso” se non addirittura come “massaggio erotico”. Se è vero che esistono pratiche tantriche tradizionali che possono richiedere l’utilizzo dell’atto sessuale, c’è da dire che tali pratiche non rappresentano il percorso Tantrico nella sua totalità ma soltanto una piccolissima componente, nemmeno tra le più importanti.
Anticamente, nel contesto tantrico hindù, in alcuni rituali il sesso veniva utilizzato perlopiù al fine di infrangere sovrastrutture psicologiche insite nei praticanti mediante l’annientamento dei tabù. I partner sessuali erano spesso membri di caste differenti e talvolta in alcuni contesti potevano ingerire sostanze considerate proibite o impure (carne, alcol, droghe, sperma, sangue mestruale, urina ecc.). Lo scopo era quello di riuscire a percepire il Divino in tutto, anche in ciò che comunemente si considerava impuro, peccaminoso o disgustoso (vedi il punto n°5).
Nelle moderne interpretazioni neo-tantriche invece la componente sessuale sembra essere l’aspetto dominante (se non l’unico) e spesso pone come fine ultimo il miglioramento del rapporto di coppia o dell’atto sessuale in sé, il che è anche una cosa molto bella ma non è riconducibile alla tradizione Tantrica. Da un certo punto di vista potremmo dire che il neo-tantra sia molto più vicino al Kamasutra.
I Tantra (testi scritti) hanno come fine ultimo la Liberazione dell’individuo dal ciclo delle sofferenze (Moksha) mentre il Kamasutra (che nulla ha a che fare con il percorso Tantrico) ha come fine ultimo l’ottenimento del piacere (Kama). Nella tradizione vedica esistono infatti quattro traguardi da dover raggiungere nella vita: Kama (piacere e gratificazione sensoriale), Artha (benessere e prosperità), Dharma (giustizia e dovere) e Moksha (liberazione finale) e tutti e quattro devono essere raggiunti anche se i primi tre si risolvono con Moksha, che è il traguardo finale ed il più importante di tutti. Lo stesso Kamasutra riconosce che Kama, in ordine di importanza, viene dopo gli altri traguardi e dunque non si pone come testo salvifico e a differenza dei testi tantrici non ha alcuna pretesa di trattare della Liberazione.
(Clicca qui per comprendere meglio cosa sono Artha, Kama, Dharma e Moksha)
2) Nella tradizione tantrica è necessaria l’iniziazione di un Guru appartenente ad un lignaggio autentico.
Questo aspetto è sottolineato da numerosi testi tradizionali poiché l’importanza del guru è fondamentale, innanzitutto perché i testi tantrici utilizzano un linguaggio particolarmente criptico e determinate chiavi di lettura sono doti esclusive dalla tradizione orale; inoltre la pratica tantrica è basata su determinati rituali, sia “esterni” (mediante l’utilizzo di Yantra) sia “interni” (mediante l’utilizzo dei Chakra e del respiro), di conseguenza è necessario essere istruiti da un maestro che conosca tali rituali alla perfezione. Secondo la Tradizione affidarsi esclusivamente ai libri e al “fai da te” può solo essere fonte di grandi pericoli e di inevitabili insuccessi.
Nel neo-tantra l’elemento fondamentale maestro/discepolo non esiste. Nei vari libercoli di questa moderna tendenza si legge spesso che “il vero maestro è dentro di sé”, il che è fondamentalmente vero ma ciò che viene omesso è di vitale importanza, poiché per apprendere determinate pratiche al fine di scoprirlo questo maestro interiore, è necessaria una guida(Guru) che dovrà un giorno essere lasciata, trascesa, superata, ma ciò non significa partire da soli, sarebbe come avere la pretesa di imparare a scalare per la prima volta una montagna senza le indicazioni di un istruttore esperto.
A tal proposito però, sentiamo di dover fare una precisazione. Tradizionalmente sono esistite ed esistono delle sporadiche eccezioni, soprattutto nello Shaktismo del Bengala (spesso in correlazione alla nascita spontanea di devozione verso la Devi) dove alcuni tantrika non hanno Guru e non appartengono ad alcuna Sampradaya (lignaggio tradizionale), ma tali casi sono molto rari e questi praticanti non sono coinvolti nella trasmissione della conoscenza tantrica e per lo più si limitano ad essere immersi in intense pratiche devozionali.
Un’altra questione degna di nota riguarda il denaro. Secondo la Tradizione un Guru di non chiede mai soldi in cambio di un’iniziazione, anche se è buon costume da parte dello studente lasciare un’offerta spontanea (Guru–Dakshina).
Nel neo-tantra invece i molteplici corsi e seminari sono a pagamento o addirittura (in alcuni casi) in cambio di prestazioni sessuali.
3) Nella tradizione tantrica si fa riferimento a specifici testi sacri (chiamati appunto “Tantra”) e non ad autori moderni.
Con ciò non intendiamo svalutare gli autori moderni, il lavoro che svolgono e la loro utilità, ma secondo la Tradizione ci si riferisce esclusivamente a determinati testi in sanscrito chiamati “Agama” o “Tantra”, tali scritti sono considerati rivelatori e depositari di una particolare Conoscenza Tradizionale. In particolare ogni lignaggio si rifà ad un testo o ad un specifico gruppo di testi. Ancor prima che agli scritti ci si rifà alle istruzioni del Guru che ne trasmette l’essenza (vedi il punto n°2).
Nel neo-tantra invece ci si riferisce principalmente ad autori moderni, spesso è facile trovare “maestri” neo-tantrici che citano qualche frase tratta da un testo tradizionale ma di solito tali citazioni sono estrapolate da un contesto ed applicate ad una realtà completamente differente. Gli autori e i “guru” neo-tantrici talvolta ignorano completamente i testi tradizionali e sovente amano mischiare concetti di tradizioni differenti, dal buddhismo allo sciamanesimo, dal taoismo all’induismo, ecc. Il sincretismo è difatti uno degli aspetti fondamentali del neo-spiritualismo contemporaneo.
A volte può anche accadere che un “maestro” neotantrico abbia letto molti testi tantrici tradizionali, ma spesso o per scarsa conoscenza o per mancanza delle chiavi di lettura adeguate (tradizionalmente fornite dal Guru, vedi punto n°2), tende a dare una lettura erronea e/o superficiale di tali testi.
4) La pratica Tantrica è un percorso spirituale.
Il fine ultimo della pratica tantrica è la liberazione dal ciclo delle sofferenze. Nei testi classici spesso si afferma che il Tantra dona sia bhukti (gioia/piacere) che mukti (liberazione). Per far ciò non si rigetta il piacere dei sensi, così come non si rigetta il disgusto, lo scopo è riuscire a vedere la molteplicità delle esperienze come espressione della Coscienza.
In un’ottica tantrica l’intero universo, la realtà, l’esistenza tutta, non sono altro che un gioco di due principi universali, Shiva e Shakti, due principi complementari dell’Assoluto.
Shiva è il principio eterno e immutabile: il divino trascendente ed immanifesto.
Shakti è l’energia manifesta e mutevole, il divino immanente e tangibile.
Non può esistere Shiva senza Shakti, non può esistere Shakti senza Shiva.
Se Shiva è lo strumento musicale, Shakti è il suono emesso dallo strumento. Se Shiva è la fiamma, Shakti è il calore emanato dalla fiamma. Se Shiva è il seme, Shakti è il frutto, e cosi’ via. Shiva è dunque primordiale ed eterna Coscienza senza forma da cui è scaturita Shakti, la potenza, la vibrazione, l’energia, l’espressione della Coscienza.
Tutto cio’ che noi percepiamo è energia, la materia in ogni sua forma è energia, dunque la materia in ogni sua forma è Shakti, compresi il nostro corpo e la nostra mente, compresi il cielo, il mare, i fiori, gli alberi, le piante, i pianeti, le stelle e l’intero universo.
Tutto cio’ che è fisico, psichico, emotivo o qualsiasi altra cosa è Shakti;
Ella è tutte le manifestazioni percepibili, manifestazioni che provengono dal substrato sotterraneo: Shiva.
L’essere umano è quindi parte integrante della danza divina di Shiva e Shakti, lo scopo del percorso tantrico è di rendere l’individuo realmente consapevole di tale verità.
In tale percorso l’individuo può giungere a Shiva mediante Shakti, realizzando che in ultima istanza tra Shiva e Shakti non vi è e non vi è mai stata differenza alcuna, poiché il “materiale” e lo “spirituale”, l’ “umano” ed il “divino”, il “trascendente” e l'”immanente”, formano in realtà’ una cosa sola.
Tale condizione di coscienza è la suprema consapevolezza dell’ Assoluto nella sua interezza e nella sua unita’, è la condizione di non dualità (advaita), il totale annullamento del limite che pone barriere tra “uomo” e “dio”, tra “sacro” e “profano”, tra “bene” e “male”,è l’ illuminazione, la liberazione, la realizzazione o come la si preferisce chiamare.
Se è vero che l’atto sessuale è quello che meglio rappresenta tale unita’ (Shiva/Shakti) , bisogna comprendere che non è necessario ridurre tutto all’aspetto sessuale, al contrario lo scopo del percorso tantrico è quello di espandere l’atto sessuale all’esistenza stessa, dove il mondo fenomenico viene percepito in maniera estatica e visto come una continuo atto sessuale tra la Coscienza (Shiva) e la sua manifestazione dinamica (Shakti).
(Leggi questo articolo per un ulteriore approfondimento su Shiva/Shakti)
5) Le pratiche trasgressive del sentiero della mano sinistra (Vamachara) sono metodi per infrangere i tabù psicologici.
In molti testi si tende a dividere le pratiche tantriche in Dakshinachara e Vamachara, al primo gruppo appartengono le pratiche in linea con l’ortodossia vedica (via della mano destra), al secondo gruppo appartengono pratiche non ortodosse (via della mano sinistra) che in alcuni casi possono apparire “estreme” poiché richiedono di meditare sui cadaveri (sadhana-shava), di mangiare carne, bere alcolici e partecipare a riti sessuali. Tali pratiche hanno come scopo principale la disintegrazione dei tabù e delle sovrastrutture psicologiche per andare aldilà dei concetti di “puro” e “impuro”, “bello” e “brutto”, “buono” e “cattivo” e concepire il divino nella sua totalità.
Per l’occidentale medio il mangiare carne, il bere alcol, il fare sesso, non sono affatto dei tabù come potevano esserlo per coloro che sono cresciuti in un’antica società brahminica. Di conseguenza tali pratiche devono essere considerate in base al contesto storico e culturale di riferimento.
In ambito neo-tantrico esistono sedicenti seguaci del vamachara che si definiscono tali per il semplice fatto che praticano rituali in cui fanno sesso, bevono vino e mangiano carne, il che fa davvero sorridere. Nel contesto occidentale moderno un praticante del vamachara potrebbe essere un vegano che in una condizione rituale specifica si ritrova a mangiare carne o un eterosessuale che si ritrova ad avere rapporti omosessuali o una persona intenta a compiere pratiche che normalmente reputerebbe immorali, oscene o disgustose, ovvero tutte situazioni che in uno specifico contesto iniziatico possono condurre alla distruzione di determinate barriere psicologiche. Tale condizione non è mai fine a sé stessa ma risulta propedeutica al proseguimento del cammino iniziatico sotto la guida di un Guru autentico.
A tal proposito è necessaria un’importante precisazione: la pratica del Vamachara è tradizionalmente riservata a pochissime persone, poiché per l’individuo comune risulterebbe un percorso estremamente pericoloso, con risultati imprevedibili e potenzialmente disastrosi. Secondo la Tradizione soltanto alcuni tipi umani sono capaci di tramutare il veleno in farmaco. Per tanto, non possiamo che mettere in guardia il lettore da facili seduzioni verso attività “trasgressive” e verso sedicenti “maestri del Vamachara” che spesso approfittano dei ricercatori più ingenui e sprovveduti per loschi fini ludici o di lucro. L’informazione è in tal senso la miglior difesa.
Conclusioni
Come già affermato in precedenza ribadiamo che la nostra volontà di fare chiarezza sull’argomento è totalmente estranea a qualsiasi tentativo di condanna nei confronti dei praticanti del neo-tantra, tuttavia crediamo sia importante per chi si avventura nella moderna “giungla della spiritualità”, avere un minimo di consapevolezza di ciò che gli sta intorno e speriamo che il nostro articolo (ben lungi dall’essere esaustivo)possa almeno fornire gli spunti necessari per alimentare la volontà di approfondire la ricerca in merito alla pratica tantrica tradizionale.
Dal canto nostro, per una ricerca più approfondita ci sentiamo di consigliare la seguente bibliografia:
Testi Classici da scaricare in Pdf:
dal Sito www.aghori.it
Shiva Sutra
Vijnana Bhairava Tantra
Spanda Karika
Mahanirvana Tantra
Saundarya Lahari
Essenza dei tantra (Abhinavagupta) Da Scribd.com
Shiva Sutra col commento di Bhaskara dal sito www.superzeko.net
Materiale didattico
Lo Śivaismo del Kashmir (Foglietta). Tratti fondamentali. Da Scribd.com
Saivaism and Tantric tradition Alexis Sanderson- in Inglese
Tantra Illuminated (Christopher Wallis) In Inglese (Amazon Link)
Introduzione al Tantra Shastra di Avalon (in Inglese) dal sito www.aghori.it