“Con totale attenzione, ascolta il suono di uno strumento a corda, oppure di ogni altro strumento musicale. Rimani assorto nella calma che pervade tutto.
Vijnana Bhairava Tantra 41
Origine Musica Indiana
La musica Indiana traccia le proprie origini nei Veda. La letteratura dei Veda è divisa in 4 parti:
- Rig Veda
- Yajur Veda
- Sama Veda
- Arthava Veda
Il più antico è il Rig Veda, la recitazione del Rig Veda all’inizio era eseguita in monotono e in seguito si sviluppò fino a includere in totale tre toni: un principale più due accenti, uno più alto (udātta) e un più basso (anudātta).
Il Yajur Veda, che consiste principalmente di “ formule sacrificali”, menziona la Vina (tipico strumento musicale, quello che Sarawati suona, vedi foto il basso), come accompagnamento alla recitazione vocale durante le “cerimonie sacrificali”.
Nello Yajur Veda il canto degli “inni” è modificato rispetto al Rig veda, qui si possono notare due note principali e due accenti in maniera da formare il primo concetto del tetracordo.
Nel Sama Veda si ha la vera e propria origine della musica Indiana, all’originale tetracordo, furono aggiunte altre tre note ottenendo in risultato la prima scala di 7 note.
Queste sette note usate nel recitare, il Sama Veda divenne il primo rāga che secondo Sakuntala Narasimahan ( invitation to Indian music), tale rāga corrisponde al Kharaharapriya rāga del sistema Karnatico ( sud india) musicale.
Per chi non lo sapesse il rāga è una particolare scala musicale ovvero è un particolare arrangiamento di una sequenza ascendente e discendente di note, ogni raga ha delle particolari regole di esecuzione, è associato a emozioni-colori particolari.
Durante il corso dei secoli, grazie al contributo di studiosi-musicisti come Bharata, Matanga, Sarangadeva e Venkatamakhi la musica Indiana si andò ad arricchire sempre di più, creando innumerevoli raga, bhajan, kirtan, esercizi musicali etc.
Durante il dodicesimo e tredicesimo secolo d.C. ci fu una biforcazione in due distintivi sistemi musicali: quello del sud dell’india (Karnatico) e quella del nord India (Hindustano).
Ciò avvenne perché il nord India incominciò a subire una serie d’invasioni da parte dei musulmani provenienti dall’Asia Minore che avevano come scopo quello di diffondere l’Islam.
Ciò andò a creare dei cambiamenti socio-culturali che andarono a influenzare anche il campo musicale che fu contaminato da stili arabi e persiani (musica Hindustana).
Al sud il sistema musicale continuò a svilupparsi attorno alla stessa linea, senza influenze esterne ( musica Karnatica – che in Tamil significa tradizionale).
Ora è importante notare che la musica Indiana (come tutte le scienze ad arti originate dal sistema vedico) affonda le sue radici nel concetto spirituale che è sempre presente filosoficamente e musicalmente: L’ idea che la creazione è una manifestazione della Coscienza a differenti livelli di vibrazione.
Nel linguaggio tantrico tale coscienza è chiamata Shiva e la manifestazione/vibrazione è chiamata Shakti.
Il concetto di Nada.
“La sottile vibrazione primordiale è come il costante fluire del fiume, ascolta attentamente e fonditi nella Coscienza.
Vijnana Bhairava Tantra 38
Il sanscrito è ricco di termini correlati alla parola “suono”, tre termini sono considerati molto importanti quando si parla di musica:
śruti, swara e nāda.
śruti letteralmente significa qualcosa del tipo: “ che è stato udito”. śruti nella musica indica l’intervallo di frequenza del suono che è percepito con la stessa altezza. L’altezza di un suono è determinata dalla frequenza del suono stesso.
Per chiarire meglio il concetto (per chi è estraneo alla musica e all’acustica), ogni suono è il prodotto di una vibrazione (la cui frequenza è misurata in Hz), quando la vibrazione/frequenza cambia, il suono cambia in altezza (divenendo più grave se la frequenza diminuisce o più alto se la frequenza aumenta), se la vibrazione cambia di pochi Hz, il cambiamento sonoro non è avvertito in maniera percettibile, se l’intervallo di Hz è maggiore, il nostro orecchio è capace di discernere il cambiamento di tonalità (acuto o grave).
In un’ottava musicale (che va da Do a Si) sono percepiti ventidue śruti, quindi ventidue suoni di altezza differente.
Swara significa qualcosa del tipo “che manifesta se stesso”, anche se generalmente col termine swara, ci si riferisce alla nota musicale, uno dei sette “gradini” della scala musicale all’interno di un ottava, i differenti Swara sono separati l’uno dall’altro da un intervallo di 2,3 o 4 śruti. Solitamente si considerano 7 swara in un ottava:
SA, RE, GA, MA, PA, DHA, NI
Corrispondente alle sette note:
Do Re Mi Fa Sol La Si
Tuttavia bisogna specificare che i sette Swara devono essere riconosciuti come generali “gradini” della scala musicale, senza specificazioni correlate a una particolare frequenza o accordatura.
L’idea è che le differenti note sono considerate rilevanti sulle altre note e non in base ad una generale misurazione della frequenza.
Quindi la nota Sa (Do) è considerate SA (Do) in base al fatto che è nota tonica della scala cui appartiene e non in base al fatto che possiede una particolare frequenza.
Nāda è il “suono causale”, nāda è tradotto con la parola “Suono”, “riverbero”.
Con il termine nāda generalmente ci si riferisce a :
1) il suono- vibrazione primordiale, l’eterno suono causale che anima l’universo.
2) suono-frequenza generale utilizzato nella musica
Il seguente pensiero dal Brhaddesi di Matanga illustra il profondo significato di nāda:
“adesso esprimerò l’alta definizione di nāda: Senza nāda, il canto non può esistere. Senza nāda I gradi della scala non possono esistere. Senza nāda la danza non ha possibilità di nascere. Per tale motivo l’intero mondo diventa incarnazione di nāda In forma di nāda, Brahma è considerato essere esistente; in forma di nāda, Vishnu; in forma di nāda Parvati; in forma di nāda Shiva.
Quindi ricapitolando nāda indica il suono primordiale e tutte le frequenze sonore udibili o no ( tutta la gamma di frequenze).
Le frequenze sonore udibili ( da 20Hz a 16-20 kHz ) all’interno dell’intervallo di un ottava ( da x Hz a 2xHz), sono divise in 22 śruti ( suoni percettibilmente differenti in altezza l’uno all’altro .)
Tra I 22 śruti emergono 7 swara principali che hanno un intervallo di 2,3 o 4 sruti l’una dall’altra.
La differente combinazione dei sette swara in ordine ascendente e discendente crea il Raga, la scala.
Con il termine Raga ci si riferisce alla scala musicale, ma il concetto di Raga è molto più complesso.
Nel Sangitaratnakara (un trattato riguardante la scienza musicale), raga è descritto come:
”ciò che da’ piacere alla mente dell’ascoltatore”.
Raga in sanscrito significa “attrazione”, quindi il raga è una particolare scala musicale che dona piacere all’ascoltatore.
Dal Trascendentale al Manifesto (Creazione)
“Germogliando in Para, Vak (Il Verbo/ Potere della parola) mette le prime due foglie in Pashyanti, continua a crescere in Madhyama e sboccia in Vaikhari. Tale Vak raggiunge lo stato di riassorbimento nel Suono andando nell’ordine inverso.”
Yoga Kundalini Upanishad.
Dalla vibrazione primordiale nāda, il suono si manifesta fino a divenire percettibile seguendo un processo che va dal “sottile” al “grossolano”.
La dimensione sonora più sottile è chiamata Para.
Para è l’Anahatha nada, il suono eterno ininterrotto che va oltre ogni concetto e descrizione. Tuttavia nelle upanishad tale suono è descritto come AUM.
Para può essere associato a Turya, lo stato di coscienza trascendentale.
Quando Para incomincia a manifestarsi, diventa Pashyanti.
Pashyanti è l’idea, l’immagine interna che da’ colore al suono. Pashyanti è Iccha Shakti, volontà creativa primordiale. Pashyanti può essere associato a Sushupti, lo stato di coscienza del Sonno profondo.
Quando pashyanti incomincia a prendere forma, diventa Madhyama.
Madhyama significa “nel mezzo”, tra il sottile e il grossolano. L’idea/immagine di Pashyanti ora è in forma sonora, ma tale suono non è ancora udibile, è un “suono mental”. Madhyama è Jnana Shakti, perché in madhyama di fatto esiste la conoscenza di tale vibrazione. Madhyama è associato a Swapna, lo stato di coscienza del sogno.
Una volta che il “suono mentale” si esprime in forma percettibile, diventa Vaikhari.
Vaikhari è il suono pienamente manifesto nella sua forma più completa. Il suono che può essere udito. Vaikhari è Kriya Shakti, potenza in Atto, nell’atto dell’espressione. Vaikhari è associato allo stato di coscienza della Veglia (Jagrat)
Tale processo di manifestazione sonora è valido sia per la musica sia per il linguaggio.
In accordo con tale processo di manifestazione del suono, possiamo dire che il musicista così come il poeta è colui che capace di estendere la propria consapevolezza al livello di Pashyanti o Para e riportare l’”esperienza” al livello di Vaikhari, quindi in forma musica o poesia.
Ricordiamo che i testi sacri di qualsiasi religione sono poesie, versi che esprimono particolari esperienze.
Dal manifesto al trascendente (dissoluzione- Nāda yoga)
“La mente esiste fino a quando esiste il suono, ma nel momento in cui il suono cessa esiste lo stato di Unmani (lo stato che va oltre la mente)”
Nāda Bindu Upanishad
Quindi se esiste un processo che si muove dal trascendente aspetto di Para all’aspetto manifesto di Vaikhari, è possibile tracciare un percorso inverso che va da Vaikhari a Para.
Tale percorso è il sentiero del nāda Yoga.
In nāda yoga l’aspetto Vaikhari di nāda è utilizzato per accedere all’aspetto Para che va al di la del suono stesso.
L’idea è di muovere la consapevolezza dal suono percettibile grossolano verso quello più sottile fino a dissolversi in Para, il suono ininterrotto (Anahata Nāda).
E’ possibile trovare referenze al nāda yoga in moti testi antichi come “Hatha Yoga Pradipika” , “Vijnana Bhairava Tantra” e “nāda -Bindu Upanishad”.
“Colui che desidera il completo ottenimento dello yoga, dovrebbe esplorare “nāda” con mente attenta e abbandonare ogni pensiero” HYP 4-93
“Mediata sull’ininterrotto suono interno che non ha vocale e non ha consonanti. In tal modo dissolvi nella coscienza eterna” VBT 114
“O Bhairavi, recita il mantra Om. Contempla la quiete e la vacuità , attraverso la quiete dissolviti nella pienezza.”VBT 39
Si può notare che a livello pratico alcune tecniche si basano sulla concentrazione verso un suono “reale” (Vaikhari), sia esso un suono strumentale o un mantra. Altre pratiche si basano sull’ascolto “interno” del suono che va oltre il suono percettibile.
Nāda Yoga è Laya Yoga, lo yoga della “dissoluzione”, in tale percorso lo scopo è di riconoscere Para in Vaikhari e Vaikhari in Para in maniera tale da realizzare che suono, parola vibrazione e di conseguenza l’intero piano manifesto (Shakti) altro non è che manifestazione della Coscienza Pura (Shiva) e attraverso il suono/vibrazione stesso è possibile unirsi con tale principio e fondersi coll’ininterrotto suono primordiale –Anahata nāda.
By Andrea Barra