Le sei verità che non conosci sui Chakra

(a cura di Tripurayoga, liberamente tratto da un articolo di Christopher Wallis)

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Da circa un secolo il concetto di Chakra o centro di energia sottile, è entrato nell’immaginario collettivo occidentale più di qualsiasi altro aspetto della tradizione yogica. Come per tutti gli insegnamenti derivati da fonti sanscrite, l’Occidente (fatta eccezione per pochi studiosi) ha  fatto di tutto per snaturarne e distorcerne i contenuti, ergendo il chakra a sigillo emblematico delle banalizzazioni neo-spiritualiste contemporanee.

Senza alcuna pretesa di essere esaustivi in merito a un argomento di fisiologia occulta tanto delicato quanto complesso, con questo articolo cercheremo di rettificare per sommi capi solo alcune delle inesattezze irreversibilmente diffuse dagli agenti infettivi di un certo mercato spirituale che non ha risparmiato neppure l’attuale Oriente, ormai in larga parte contaminato dal grande malessere della modernità. Oggi anche in India è quasi impossibile trovare una corrente yogica che non sia (almeno parzialmente) influenzata da deviazioni euro-americane; difatti quando in tal sede utilizziamo il termine “occidentale” ci riferiamo a tutto l’insegnamento yogico che oggi esiste in lingua inglese, compreso quello indiano moderno.

Purtroppo anche in India è molto raro incontrare persone capaci di leggere il sanscrito in maniera corretta e fluente, basti pensare che la traduzione di un trattato cinquecentesco sui Chakra ad opera di un britannico del novecento (considerata mediocre da alcuni studiosi contemporanei di sanscrito) resta ancora oggi il punto di riferimento di molti lignaggi yoga indiani, mentre la stragrande maggioranza delle pubblicazioni in materia reperibili in commercio, sia in Oriente che in Occidente, non è composta da opere sull’autentica scienza dei Chakra ma da moderni libercoli sincretistici basati su tre punti cardine:

  • 1. Opere di occultisti occidentali del ventesimo secolo che hanno preso in prestito termini dal sanscrito senza comprenderli (come ad esempio il libro del teosofo C.W. Leadbeater’s The Chakras, 1927).
  • 2. La traduzione imperfetta da parte di John Woodroffe (Arthur Avalon) di un solo testo in sanscrito sui Chakra redatto nel 1577.
  •  3. Libri del ventesimo secolo scritti da guru indiani ma basati sulle risorse del punto  uno e del punto due.

Non fa eccezione il best seller new age “Il libro dei Chakra” di Anodea Judith (con tutti i suoi derivati) che rientra a pieno titolo tra le fuorvianti opere moderne che millantano di presentare insegnamenti antichi mentendo clamorosamente e forse in maniera del tutto inconsapevole per via della mancata conoscenza del sanscrito.

A questo punto sorge spontanea una domanda: esistono dei testi attendibili sullo studio dei sistemi dei Chakra?

La risposta è si, esistono, ma sono prerogativa di ristretti ambiti accademici che in seguito citeremo.

Adesso concentriamoci sui Chakra e cerchiamo di capire cosa sono e cosa non sono. Gli aspetti più importanti da chiarire sono i seguenti:

  • 1. Non esiste un unico sistema di Chakra, nella tradizione originale ne esistono tanti.

Tantissimi a dire il vero. La teoria del corpo sottile e dei centri energetici chiamati Chakra (o padmas, ādhāras, lakṣyas, etc) deriva dalla tradizione dello yoga tantrico che probabilmente affonda le radici nel substrato pre-vedico e che rifiorì dal 600-1300 d.C. mantenendosi in vita ancora oggi.

yogachakraNello Yoga tantrico nella sua fase più matura (dopo il 900 circa), ognuna delle differenti ramificazioni della tradizione articolò un differente sistema di Chakra, alcuni rami tradizionali articolarono più di un sistema.

Venivano insegnati sistemi di cinque Chakra, di sei Chakra, di sette, di nove, di dieci, quindici, ventuno, ventotto e anche più Chakra, a seconda del testo di riferimento.

Il sistema di sette chakra (o tecnicamente 6+1) che i moderni praticanti di yoga conoscono, è solo uno dei tanti ma divenne quello dominante a partire dal sedicesimo secolo (vedi il punto quattro in basso).

Verrebbe da chiedersi quale sistema sia quello corretto e quanti siano realmente i Chakra. Una simile domanda ci condurrebbe al primo grande equivoco: considerare i Chakra alla stregua di autentici organi del corpo. Nulla di più sbagliato. Essi non sono oggetti che possono essere studiati così come i dottori studiano il sistema nervoso o l’apparato respiratorio. Il corpo energetico è una realtà estremamente fluida, come ci si deve aspettare da tutto ciò che non è fisico e va al di la dei sensi. Il corpo energetico può presentare, dal punto di vista dell’esperienza, un qualsiasi numero di centri energetici a seconda della persona e della pratica yogica che sta eseguendo.

Detto questo, esistono alcuni centri che sono presenti in tutti i sistemi, in particolare i Chakra al basso ventre, al cuore e alla corona (in cima al capo), questo perché sono i tre centri nel corpo umano dove tutti sperimentano fenomeni di natura emotiva e spirituale. Ma a parte questi tre, esiste un’immensa varietà di sistemi di Chakra nella letteratura originale. Un sistema non è mai più esatto di un altro, a parte il fatto di esserlo in relazione ad una particolare pratica. Per esempio se si sta operando una tecnica correlata ai cinque elementi, si userà un sistema di cinque Chakra. Se si sta interiorizzando l’energia di sei divinità differenti, si userà un sistema di sei Chakra differenti. Sembra ovvio, ma queste poche (benché importanti) informazioni basilari non sembrano aver raggiunto lo yoga occidentale, nonostante si tratti di nozioni elementari che compongono il cosiddetto “abc”.

  • 2. I Sistemi dei Chakra sono prescrittivi e non descrittivi.

Questo potrebbe essere il punto più importante. Testi di riferimento in lingua occidentale tendono a presentare il sistema dei Chakra come un dato esistente, usando un linguaggio descrittivo, ad esempio: “il Mūlādhāra Chakra è alla base della spina dorsale, ha quattro petali…” e così via.

Nella maggior parte dei testi sanscriti originali questo non è un dato di fatto  ma una specifica pratica yogica che consiste nel visualizzare un oggetto sottile caratterizzato da una luce di un particolare colore, con la forma di un loto o di un cerchio rotante in una specifica area del corpo, e in seguito attivare sillabe mantriche in esso, per uno scopo preciso.

33f3d5a8f059757a0942e83ae781daf6Una volta compreso ciò, il punto uno diventa più chiaro. I testi sono prescrittivi, ti dicono cosa devi fare allo scopo di ottenere un particolare risultato per mezzo di tecniche yogiche. Quando in sanscrito si legge in maniera criptica e sintetica ”loto da quattro petali alla base del corpo” dobbiamo comprendere che vuole dire “lo yogi deve visualizzare un loto da quattro petali.”

Nella tradizione tantrica, i Chakra sono punti su cui concentrarsi per la pratica meditativa all’interno del corpo umano, visualizzati come strutture energetiche a forma di disco o di fiori in quei punti dove un numero di nadi o meridiani converge. Sono strutture concettuali ma sono basate sul piano fenomenologico, perché tendono a essere collocate laddove l’essere umano sperimenta esperienze di energia emotiva e/o spirituale e perché la forma in cui sono visualizzate riflette l’esperienza visionaria avuta da meditatori.

  • 3. Gli stati psicologici associati ai Chakra sono invenzioni moderne e occidentali.

Su un enorme numero libri e siti web leggiamo che Mūlādhāra è associato con sopravvivenza e sicurezza, che Maṇipūra è associato con forza di volontà e autostima, e così via. I praticanti dello yoga moderno dovrebbero sapere che l’associazione dei Chakra agli stati psicologici è solo un’innovazione moderna iniziata con Jung.

E’ probabile che tale associazione rappresenti una realtà sperimentata da alcuni (tuttavia bisognerebbe anche considerare l’effetto psicologico del priming),

ma di certo non troviamo tale collegamento nelle risorse in lingua sanscrita che sono le uniche e sole depositarie tradizionali dell’antica scienza dei Chakra.

Esiste solo una simile eccezione di cui siamo a conoscenza ed è il sistema dei dieci Chakra per i musicisti. Si tratta di un sistema risalente al tredicesimo secolo e in esso non troviamo l’intero Chakra associato a una specifica emozione o stato psicologico ma ogni petalo di ogni Chakra è associato a uno stato d’animo differente e sembra che non ci sia alcuna struttura nella quale sia possibile associare ad un Chakra un unico stato psicologico o emotivo.

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Ma c’è dell’altro: quasi tutte le associazioni Chakra/psicologia trovate nel  libro dei Chakra di Anodea Judith non sono basate su fonti in sanscrito.

Ogni Chakra, secondo Judith, sarebbe associato ad una particolare ghiandola del corpo, ad alcune malfunzioni fisiche, ad alcuni cibi, ad un metallo, ad un minerale, ad un’erba, ad un pianeta, ad un percorse yogico, ad un arcano dei tarocchi, ad una sephira del misticismo ebraico (!) e finanche ad un arcangelo del Cristianesimo (!).

Nessuno di questi collegamenti è presente nei testi originali. Judith o il suo maestro le hanno create basandosi su similitudini percepite soggettivamente e non rappresentano alcuna verità tradizionale.

Lo stesso vale anche per gli oli essenziali e i cristalli che altri testi o siti web d’ispirazione New Age  vorrebbero far corrispondere ad ogni Chakra, spacciando recentissime e moderne opinioni per antiche autenticità tradizionali. Non vi è nulla di più falso.

  • 4. Il sistema di sette Chakra che oggi è molto popolare, non deriva da un testo sacro ma da un semplice trattato del 1577.

Il sistema dei Chakra che gli occidentali conoscono è quello contenuto in un testo sanscrito scritto da un signore chiamato Pūrṇānanda Yati che nel 1577 completò il suo saggio Ṣhaṭ-chakra-nirūpaṇa, o spiegazione dei sei Chakra, che in realtà rappresenta il sesto capitolo di un lavoro più vasto.

La maggior parte dei praticanti yoga (sia indiani che occidentali) conoscono il sistema dei sette Chakra solo ed esclusivamente attraverso il testo di Pūrṇānanda, o meglio attraverso una traduzione relativamente incoerente e confusa di tale testo fatta da John Woodroffe (Arthur Avalon) nel 1918.

Nonostante ciò, tale testo è importante per molti lignaggi in india ancora oggi. Lo sarebbe stato senza la traduzione di Woodroffe? probabilmente no, dato che davvero poche persone nell’india moderna sono capaci di leggere il sanscrito in maniera corretta.

Ancora più importante, tuttavia, è il fatto che la Tradizione stessa consideri i testi sacri infallibili e gli autori  fallibili, quindi fa sorridere che gli yogi moderni considerino il sistema di sette Chakra di Pūrṇānanda come infallibile, sarebbe molto più sensato considerare infallibili gli scritti tantrici originali (composti prima del 1300). Naturalmente c’è da dire che Pūrṇānanda basa il suo lavoro su testi precedenti, ma ciò non significa che li abbia compresi a pieno (vedi il punto sei in basso).

In sintesi: il sistema dei sette Chakra che conosci è basato sulla traduzione “oscura” di un testo non sacro. Ciò non invalida il testo in sé ma rende davvero molto problematica la sua egemonia.

  • 5. Lo scopo del sistema dei Chakra è di funzionare come modello per la pratica del Nyāsa.

Per quanto riguarda i testi originali, lo scopo principale di ogni sistema dei Chakra era quello di funzionare come modello per il Nyāsa, che sarebbe l’installazione di mantra e divinità/energie su specifici punti del corpo sottile. Quindi, nonostante oggi milioni di persone si siano appassionate alle tecniche dei Chakra, quasi nessuno tra loro le utilizza nella maniera corretta. Le caratteristiche più importanti dei sistemi di Chakra nei testi originali sono due:

1)  i suoni mistici dell’alfabeto sanscrito sono distribuiti attorno ai petali di tutti i Chakra presenti nel sistema.

2) ogni Chakra è associato ad una specifica divinità hindù.

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Nel nyāsa si visualizzano specifiche sillabe mantriche in particolari punti di uno specifico Chakra nel corpo energetico, mentre silenziosamente s’intonano i suoni in ripetizione. Chiaramente, tale pratica è impressa in uno specifico contesto culturale in cui i suoni della lingua sanscrita sono visti come potenti vibrazioni che svolgono un ruolo efficace nella tecnica yogica che può portare liberazione spirituale e benefici mondani attraverso mezzi magici.

Invocare l’immagine e l’energia di una specifica divinità in uno specifico Chakra rappresenta  un elemento fondamentale. Se i praticanti occidentali scoprissero cosa tali divinità rappresentano realmente, la pratica dovrebbe essere potenzialmente più significativa anche per loro. Le cosiddette Divinità Causa (karana-devatās) sono presenti in ogni sistema di Chakra.

Tali divinità formano una sequenza fissa. Dal Chakra più basso al più alto ci sono Indra, Brahmā, Vishnu, Rudra, Īśvara, Sadāśiva, e Bhairava, con la prima e l’ultima divinità spesso non presente, a seconda del numero di Chakra.

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L’ultima divinità nella lista delle divinità-causa non è mai l’ultima divinità del dato sistema, ed è posta al di là della testa e quindi al di là del Chakra più alto. Dunque Bhairava (l’aspetto più esoterico di Shiva) è solo incluso nella lista delle divinità-causa. Se ho un sistema in cui l’aspetto trascendente è Bhairava, allora Bhairava non sarà incluso nelle divinità associate ai Chakra.

  • 6. Il Bija Mantra che si crede sia associato al Chakra, in realtà è associato all’elemento che in tale Chakra può essere installato.

Spesso si legge che il mantra seme (bīja o mantra dalla singola sillaba) del Mūlādhāra Chakra sia LAM. Non lo è. Non lo è nelle fonti sanscrite, e nemmeno nella rivisitazione di Pūrṇānanda. Mentre il mantra di Svādhiṣṭhāna non è VAM. Sembra strano ma la spiegazione è molto semplice: LAM è il mantra-seme dell’elemento terra, che in molte pratiche di visualizzazione è installato nel Mūlādhāra. VAM è il mantra seme dell’elemento acqua che in molte pratiche è installato in Svādhiṣṭhāna (almeno per quanto riguarda il sistema dei sette Chakra che conosci), e così via: RAM è la sillaba dell’elemento fuoco, YAM è l’aria e HAM è lo spazio.

20131220-163702.jpgI mantra fondamentali associati ai i primi cinque Chakra in realtà non appartengono ad essi, ma ai cinque elementi installati su tali Chakra. Inoltre, alcune delle figure geometriche associate ai Chakra appartengono agli elementi, l’elemento terra è tradizionalmente rappresentato da un quadrato giallo, l’acqua da una luna crescente argentata, il fuoco da un triangolo rosso che punta in basso, l’aria da un esagramma o stella a sei punte e spazio da un cerchio. Quindi quando si notano tali figure nei Chakra bisogna capire che sono rappresentazioni di tali elementi, e non è una geometria inerente al Chakra stesso.

Questo ci conduce all’ultimo punto: anche le fonti sanscrite possono essere confuse. Per esempio nel testo di Pūrṇānanda del sedicesimo secolo (la base del moderno sistema dei Chakra) i cinque elementi sono installati nei primi cinque Chakra del sistema di sette.

Ma ciò non funziona in realtà, perché in tutti i sistemi classici l’elemento spazio è installato alla corona del capo, perché è in quel punto che lo yogi sperimenta un’espansiva apertura nello spazio infinito, e quindi deve essere alla cima del capo.

Conclusioni

A questo punto abbiamo appena sfiorato la superficie del nostro oggetto di studi, che in realtà è estremamente complesso. Il consiglio che possiamo dare ai lettori è quello di dare un’occhiata a una certa letteratura accademica come ai lavori di Dory Heilijgers-Seelen o di Gudrun Bühnemann. Sarà un procedimento molto complicato poiché la lettura delle loro opere richiederà non solo una grande concentrazione ma anche un immenso sforzo di umiltà.

L’umiltà servirà soprattutto ai “maestri yoga” che in buona fede credono di insegnare realmente ai propri discepoli la verità sui Chakra, ignari di divulgare inesattezze e distorsioni di natura moderna, spacciandole per autenticità tradizionali.

A costoro vorremmo chiedere soltanto la cortesia di rivelare ai propri allievi che ciò che stanno apprendendo sui Chakra è in realtà soltanto un possibile modello, uno dei tanti, frutto di moderne esperienze soggettive che non rappresentano in alcun modo l’autenticità tradizionale della dottrina. Sarebbe un grande gesto di umiltà e di onestà intellettuale, qualità che ogni vero maestro yoga in teoria dovrebbe avere.

Fonte: http://www.tantrikstudies.org/blog/2016/2/5/the-real-story-on-the-chakras